Due anni dopo il mio aborto ritenuto, con il passare del tempo e dopo un percorso di consapevolezza e trasformazione del mio lutto, mi sono ritrovata a pensare cosa avrei voluto avere con me in Ospedale durante l'intervento farmacologico per "accompagnare" questa delicata esperienza.
La scintilla di questa riflessione è nata dal video di una meravigliosa Mamma (Annalisa) e il post di una operatrice del settore (Emanuela Zampetti) che hanno parlato di “valigia” per il parto senza battito o borsa del “conforto” che i genitori possono preparare magari insieme ad amici, familiari, parenti...
Desidero allora condividere quello che avrei portato io al day hospital nel quale mi hanno dato le pastiglie e lo voglio fare anche per poter essere in qualche modo di aiuto ad altri genitori che devono affrontare questa esperienza.
Ci tengo a sottolineare che questa è la mia storia, il mio percorso, la mia presa di consapevolezza, il mio "soggettivissimo pensiero".
Ognuno di noi ha il suo modo di vivere il dolore e il lutto, con i suoi tempi, il suo sentire e il suo bagaglio alle spalle. Non c'è giusto o sbagliato ma solo quello che pensiamo possa alleviare o comunque aiutarci nell' "accompagnare" la forte sofferenza fisica ed emotiva che proviamo durante questo delicato momento.
Nell’ospedale bolognese al quale mi rivolsi, a Settembre 2021, era previsto e ahimè obbligatorio, un day hospital della durata di 8 ore per procedere con l'intervento farmacologico.
Io non avrei voluto restare li. Volevo poter essere in casa mia, nella mia intimità e con il mio compagno. Sentivo che senza di lui e in quell'ambiente sconosciuto, sarebbe stato tutto più difficile.
Chiesi un paio di volte, quando mi diedero l’appuntamento per la “procedura”, se avrei potuto firmare un modulo per prendere le pastiglie e andarmene ma mi risposero che non era possibile ed era così per agire prontamente in caso di emoraggia o altri problemi. Non so dirvi se ora le cose siano cambiate.
Giustissimo pensare in primis alla sicurezza per la mamma, pensai, ma sarebbe bello se cambiasse allora qualcosa in termini di accoglienza e ambiente di degenza.
Vivere quelle 8 ore in Ospedale fu infatti davvero triste per me.
Entrando nel reparto di day hospital dedicato a donne che subiscono interventi ginecologici o che vivono un aborto spontaneo ma anche volontario, ricordo queste stanze da 4 posti, tutte identiche molto ordinate e pulite ma estremamente fredde e sterili, per nulla accoglienti.
In effetti trovarmi in questo contesto contribuì ad accrescere da subito la sensazione di paura e vuoto che già da provavo.
Sentii "freddo" nel Cuore, più di quanto già non fosse.
Ebbene ho parlato altre volte e riparlerò dell’ambiente ospedaliero, delle procedure e del personale e di quanto basterebbe davvero poco per cambiare le cose ma, oggi, desidero condividere con voi alcune righe in merito a cosa porterei con me quel giorno con la consapevolezza acquisita oggi.
Ecco qui la mia "lista" di amore, cura e coccole:
-Nei giorni prima del day hospital avrei voluto inizire a leggere un libro sull'attraversare il lutto perinatale ("Chiamami Mamma" di Erika Zerbini, "L’oro si aspetta" di Marta Micozzi, "Un seme" di Alessandra Lordini...) e portarlo con me in Ospedale il giorno dell'intervento farmacologico.
-Avrei voluto essere a conoscenza delle pagine Social di Genitori, Professionisti, Associazioni, gruppi AMA, in modo da potermi sentire meno sola consultando i post, gli approfondimenti e le storie e magari scrivendo anche io.
-Avrei portato una bottiglietta di olio essenziale di Lavanda per respirare quel magico profumo accogliente mentre soffrivo e piangevo.
-Avrei acquistato un grande telo da poter sistemare in terra nel bagno e un barattolino per decidere se e come stendermi o accovacciarmi per poterlo raccogliere. (Non avrei voluto "perderlo" nel WC e senza essere completamente presente al momento che stavo vivendo!!!)
-Mi sarei portata un bel taccuino color viola o lilla magari ed una penna o qualche pennarello colorato per disegnare e scrivere le mie emozioni e magari una letterina di saluto.
-Avrei voluto mangiare un paio caramelle o cioccolatini perché nonostante il dolore fisico ed emotivo e alcune strane sensazioni date dalle pastiglie, nel pomeriggio sentii come bisogno di “conforto”. Avevo voglia di un cibo che potesse in qualche modo coccolarmi. Ricordo che invece dovetti mangiare il pranzo dell’Ospedale e mi dette la sensazione opposta alla coccola.
Chissà…Forse bisogna stare leggeri però ed è vietato mangiare cioccolata?!
-Avrei portato con me un Rebozo appositamente intenzionato per accompagnarmi in queste ore e mi sarei "chiusa" proteggendomi nel suo abbraccio. Il Rebozo è un lungo drappo rettangolare tipico della cultura mesoamericana tessuto a mano dalle Donne delle Comunita'. Io l'ho scoperto qualche mese dopo il mio secondo aborto. Se vuoi saperne di più leggi l'approfondimento oppure guarda il video.
-Avrei stretto tra le mani una pietra, magari di Quarzo Rosa, e l'avrei messa sulla pancia e sul petto per connettermi con il mio Chakra del Cuore durante questa difficilissima esperienza di perdita.
E quanto sarebbe stato bello poter avere accanto una persona. Avrei voluto il suo papà che invece non è previsto dal protocollo che possa essere presente durante il day hospital. (questo almento nel Settembre 2021 presso un Ospedale Bolognese.)
Nella speranza questo mio racconto e la mia piccola lista possa essere di aiuto.
Vi abbraccio con amore,
Mamma Francesca